
Per la 29esima edizione di Sguardi Altrove International Women’s Film Festival la direttrice artistica Patrizia Rappazzo ha scelto per la per la sezione Cinema (in)visibile il film “Le Rose Blu “ di Emanuela Piovano, Anna Gasco, Tiziana Pellerano, con gli attori protagonisti preferiti da Pasolini: Laura Betti nel ruolo dell’amica dei poeti, Ninetto Davoli nel ruolo della guardia carceraria e le vere detenute del carcere femminile delle Vallette di Torino.
Attualmente la copia è in deposito alla Cineteca Nazionale di Roma per il restauro. In occasione dell’evento del 15 maggio al cinema ANTEO palazzo del Cinema di Milano, il film è stato proiettato in 35 mm.
Trama :
Un gruppo di detenute rivive le loro vicissitudini e la tragedia dell’incendio avvenuto a giugno 1989 nel carcere femminile di Le Vallette a Torino, dove persero la vita. La rosa blu è un simbolo di vita e libertà ed è un omaggio al mondo libero.
Presente la regista Emanuela Piovano insieme a Patrizia Rappazzo.
Inoltre nel progetto del Festival il Focus sul tema della complessità e la fatica dei procesi di femminilizzazione dell’industria nello schermo che si è tenuto al margine del Festival all’Università Cattolica il lunedì 16 maggio, Emanuela Piovano è intervenuta online.
“Le rose blu (Emanuela Piovano, Anna Gasco, Tiziana Pellerano, 1991) è un progetto collaborativo sulla prigione femminile torinese de Le Vallette. Girato con budget ridotto, il film adotta un registro antirealistico, sfidando nuovamente il luogo comune che la sofferenza esiga un linguaggio solo testimoniale. Troviamo il film incluso nel 1991 in una rassegna dedicata a opere di registe e registi esordienti che, recita un articolo dell’epoca, “faticano a trovare una distribuzione commerciale”.La rassegna porta il titolo: “Cinema invisibile”, una coincidenza che non potevamo ignorare e che tende un filo ideale da quel “Cinema invisibile”, a questo e al lavoro delle molte registe (e dei molti registi) che la macchina produttiva e culturale ancora oggi oblitera. Il percorso si conclude con due film di Lina Wertmüller del 1996, Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e politica e il quasi dimenticato Ninfa plebea. Un accostamento che rende evidente come le conquiste per le donne alla regia siano fragili e messe in discussione sempre, anche quando dietro la macchina da presa c’è un’artista riconosciuta a livello internazionale e all’acme della carriera. “
SAFF 2022 CATALOGO di Rosa Barotsi, Mariagrazia Fanchi del 10-15 maggio 2022
‘Le rose blu’ è una voce del carcere espressa attraverso la metafora della poesia: in uno stile sperimentale a volte irrisolto, con modi sconcertanti ma sempre appassionati. Il titolo si riferisce ai versi della detenuta Livia, la più grintosa e compenetrata prima di rimanere uccisa nel fatale incidente, cui Laura Betti in un’apparizione di pasoliniana memoria forse un po’ pleonastica, porta in omaggio l’azzurro fiore che non esiste in natura.” (Alessandra Levantesi, “La Stampa”, 1 Giugno 1990)”Girato in 16 mm, gonfiati a 35 per il grande schermo, ‘Le rose blu’ risente della tipica trascuratezza del prodotto a basso costo: ma è una sorta di bandiera quello scrutare nell’assenza della bellezza, nel grigiore delle magliette di cotone tirate su seni troppo ampi, una professione di fedeltà al vero delle vite grame. Eppure il miracolo si compie e nell’insieme porta il sigillo della caparbietà appassionata di chi questo film l’ha fatto e voluto: è un’opera di straordinario candore.” (‘Vivilcinema’)” COMINGSOON


















