IO, CONFESSO | GUALTIERO ROSELLA SCENEGGIATORE DEL FILM “L’ETA D’ORO”

LE DONNE L'ETà D'OROIO, CONFESSO  di Gualtiero Rosella

La prima volta che ho incontrato Silvana (Silvestri), Francesca (Massaro) ed Emanuela (Piovano) è stato negli uffici della Kitchen film. Ed è in quell’occasione che ho scoperto la storia di Annabella Miscuglio.

Sì, lo confesso. Anche se scrivo per il cinema da più di venticinque anni, non conoscevo il nome di Annabella, eppure ero stato uno dei frequentatori del Filmstudio – di cui Annabella era stata una dei fondatori – così come ricordavo il film ‘Processo per stupro’ ma non ricordavo il nome degli autori, né conoscevo il collettivo femminista che lo aveva realizzato.

Credo che siano molte le ragioni di questa mia colpevole amnesia.

La prima risiede negli anni ’70. Io ero un giovane studente arrabbiato, frequentavo i collettivi di studenti medi, e poi quello dell’Università, e avevo avuto rapporti con organizzazioni e partiti della sinistra. Poi era esploso il movimento femminista. Ricordo ancora la manifestazione a Roma, dove gli uomini scorrevano ai lati del corteo, incuriositi, sorpresi, affascinati, irritati, indispettiti. Ma quella manifestazione non fece altro che ricordarci che, se volevamo portare la fantasia al potere, non potevamo dimenticarci che esisteva ‘l’altra parte del cielo’.

Tutti, fino ad allora, si erano dimenticati delle donne: la società, la politica, persino il ’68; e loro, le donne, avevano deciso di ricordarlo a tutti.

Ma credo ci sia una ragione più profonda alla mia amnesia, apparentemente slegata dalla prima. E credo che l’abbia espressa in maniera chiara Silvana in un suo articolo:

‘Se non tutti conoscono il nome di Annabella è perché la censura nel nostro paese procede instancabile nella cancellazione dei gesti veramente radicali’.

Già perché Annabella fu davvero radicale, nelle sue scelte estetiche, ma anche politiche. Fu radicale e pagò le conseguenze delle sue scelte in un processo durato anni, che tolse a lei e alle altre delle collettivo i diritti civili, trattata come un delinquente. Ma fu radicale, perché, a pensarci bene, le donne non fanno altro che ricordarci che esiste anche il loro sorprendente, straordinario, indecifrabile punto di vista.

E allora che ci facevo io in quel posto? Con quelle tre donne che conoscevano benissimo Annabella, la sua storia, che quel movimento lo avevano vissuto in prima persona o almeno ne erano state protagoniste solo per il fatto di essere donne. Che ci faceva uno sceneggiatore maschio in quel gruppo?

Ancora oggi, a distanza di tempo, me ne chiedo la ragione. Forse era per la mia esperienza, la mia simpatia, la mia capacità professionale, o forse perché io ero lì a ricordare loro, la differenza.

Gualtiero Rosella
Gualtiero Rosella

Ero lì con la mia barba, a ricordare che per conquistare il cielo, bisogna che il cielo sia tutto intero, e non una parte. E così avevo conquistato finalmente un ruolo, dovevo essere il garante della differenza. Non dovevo difendere la mia parte, no, dovevo come dice bene Wenders in Tokyo Ga, essere l’angelo custode dell’idea del regista.

E’ questa la ragione che mi ha spinto ad accettare quel progetto, che poi è diventato il film: ‘L’età d’oro’.

Mi veniva data un’occasione, un’opportunità: ricordare, provare a capire, confrontarmi con chi quel punto di vista lo aveva vissuto quotidianamente.

Ma sarò furbo, in questa mia confessione, non vi racconterò in cosa consiste la novità del punto di vista delle donne. Non per umiltà, arroganza o ignoranza. No, lascerò a voi tutti la risposta.

Spero solo che qualcuno, vedendo il film, uomo o donna, torni a ricordarsi di un mondo che ha provato a cambiare le cose, e se anche non ci fosse riuscito, ha comunque cominciato a porre domande, a cui tutti noi siamo ancora chiamati a dare una risposta.