ISPIRATO ALLA VERA STORIA DELLA REGISTA ANNABELLA MISCUGLIO
Sid è un giovane professionista che torna al Sud, nel paese d’origine, sulle tracce della madre Arabella, con la quale ha vissuto un rapporto contrastato. Arabella era una grandissima appassionata di cinema e diritti civili e delle donne: ha girato vari film sperimentali e ha occupato gran parte del suo tempo a gestire un animato e colto cineclub. Intorno a lei hanno orbitato tutta una serie di amici e amori che hanno condiviso passioni, disillusioni, speranze, e che adesso, insieme a Sid, cercano di ricostruire il quadro di una vita vissuta con tenacia e passione.
Sceneggiatura di Francesca Romana Massaro, Emanuela Piovano, Gualtiero Rosella, Silvana Silvestri con Laura Morante, Dil Gabriele Dell’Aiera, Gigio Alberti.
2 dicembre 2019
L’ETÀ D’ORO diretto da Emanuela Piovano sulle piattaforme NETFLIX | iTunes versione dvd CG ENTERTAINMENT.“Ispirata alla vita della regista Annabella Miscuglio, questa storia intima esplora il tentativo di un uomo di comprendere meglio l’eredità della madre”.
“L’Age d’Or des ciné- clubs” film di Emanuela Piovano liberamente ispirato al libro di Francesca Romana Massaro e Silvana Silvestri ” L’età d’oro – il caso Véronique” EMMEBI EDIZIONI Firenze 2012 produzione italo – francese KITCHENFILM – TESTUKINE distribuito in Francia da JOUR2FETE.
Nella foto gli attori protagonisti LAURA MORANTE e DIL GABRIELE DELL’AIERA.
Mercoledi 20 novembreal Cinéma Agnès Varda ore 14:00 La Tranche-sur-Mer.
“L’età d’oro” in Francia L’AGE L’ÂGE D’OR DES CINÉ -CLUBS L’Affaire Annabella Miscuglio” di Emanuela Piovano con Laura Morante scelto per il FESTIVAL INTERNATIONAL DU FILM DES VILLES JUMELÉES.
La proiezione il 25 aprile a Reims al Cinéma Opéra 72 Place Drouet d’Erlon alle ore 14:15.
Sono 5 i film italiani scelti per gli appassionati del cinema e della cultura italiana al lido di Castres – Francia per la « Semaine du cinéma italien » dal 23 gennaio al 5 febbraio 2019 proposto da Les Cinglés du Cinéma (Castres) e Colori d’Italia.
Ad aprire la rassegna il film Lazzaro Felice di Alice Rochwacher, Premio Migliore sceneggiatura a Cannes 2018.
Per decenni il cinema italiano è stato considerato il migliore d’Europa, nel weekend del 26 e 27 gennaio due film italiani degli anni ’60: Il bell’Antonio un film del 1960 diretto da Mauro Bolognini e Il Sorpasso un film del 1962 diretto da Dino Risi, si confronteranno con il cinema di due epoche con due film italiani del 2018: Il padre d’Italia di Fabio Mollo del 2018 eL’età d’oro di Emanuela Piovanouscito in Francia nel 2018 con il titolo L’âge d’or des cineclub.
“L’età d’oro mostra un uomo che ritorna nel paese della sua infanzia per la morte della madre che possedeva un cinema all’aperto. Si trova di fronte ai suoi ricordi e a parlare con il fantasma della madre.
Questo film magnifico, senza essere un film biografico, è un tributo a una grande figura della cineasta italiana degli anni ’60 e ’70: Annabella Miscuglio, femminista impegnata e fondatrice di un famoso cineclub.”
Una giornata dedicata ad “Annabella Miscuglio. Una cineasta in prima linea” giovedì 22 novembre al Cinema Trevi di Roma, a quindici anni dalla scomparsa, in collaborazione con l’Associazione Culturale Filmstudio.
Al termine delle proiezioni e dell’incontro moderato da Annamaria Licciardello con Paola De Martiis, Armando Leone, Loredana Rotondo, verrà proiettato SVELATA di Emanuela Piovano e Silvana Silvestri (Italia, 2004, 16’)
“Un omaggio ad Annabella Miscuglio all’indomani della sua scomparsa.I volti, le parole, i luoghi di Annabella e di chi ha condiviso con lei le battaglie e gli amori di una vita intera”.
Emanuela Piovano ha dedicato in seguito, sempre in collaborazione con Silvana Silvestri per la sceneggiatura insieme a Francesca Romana Massaro e Gualtiero Rosella il lungometraggio L’età d’oro (2016) in cui la figura estremamente affascinante di Annabella Muscuglio nel panorama del cinema italiano è stata interpretata dalla bravissima Laura Morante.
“L’età d’oro dei cinéclub è un momento speciale, con un’atmosfera davvero speciale. Una forma di libertà la cui memoria segna ancora gli spiriti. Questo film spingerà alcuni spettatori (almeno i più anziani, che hanno conosciuto questo tempo benedetto) ad una dolce nostalgia, prendendo in prestito una luce e un’atmosfera, qui perfettamente trasmessa.
Sono sensibile a questa forma di nostalgia, che prende il suo posto interamente nel presente. Questo paradosso che pone la memoria nel cuore di “oggi” e mostra anche l’impatto del passato sul presente, senza mai annoiare …
Seguiamo con piacere, anche se non è così facile per lui, le peregrinazioni di un giovane in preda al ricordo della madre defunta. Che viene a prendere in carico la sua eredità, un cinema all’aperto, di grande bellezza.
Le immagini sono superbe. Il luogo magnifico nella sua semplicità.
In contrasto con la complessità del soggetto, che porta il nostro sfortunato figlio a un dialogo strano e soprannaturale con sua madre, tornata da un aldilà dove sembra aver sempre vissuto.
Libera e anticonvenzionale, questa artista viveva in un vortice di emozioni, passione per la settima arte, di un amore condiviso con gli uomini della sua vita, compagni e figli. Un passato che pesa sul giovane nel momento in cui deve prendere una decisione importante rispetto all’eredità pesante di ricordi e risentimento.
La tecnica cinematografica è qui allo stesso tempo uno strumento e un personaggio.
I flashback si fondono armoniosamente con la trama principale.
Si apprezza la particolare “grana” dell’immagine, testimonianza di un passato non così lontano.
Gli attori ci danno a loro volta scene teatrali e momenti intimi, recitati con molta naturalezza.
Il tutto invita a sognare e a riflettere sulla difficile questione dell’eredità … tanto temporale che spirituale.
Cosa ci lasciano i nostri genitori? A parte i beni materiali che devono essere gestiti … Cosa rimane del nostro rapporto con il nostro genitore? Quando non abbiamo avuto il tempo di “sistemare tutto” con lui, prima che se ne andasse?
Tante domande che “passano molto bene” in questa storia costruita con l’intelligenza del cuore e la delicatezza di una messinscena che mette in risalto i sentimenti dei due protagonisti. Senza dimenticare di dare tutto lo spazio agli altri.
Un film piacevole, che tratta di un soggetto non così facile … con eleganza. Affascinante.”
Calorosa accoglienza del director’s cut del film L’età d’oro all‘Arena Airiciclotteri di Bari diretta da Nico Cirasola alla presenza di Emanuela Piovano e Rossella Chiovetta.
Rossella ha raccontato la bella esperineza del cast e del ruolo eccezionale: LE SEGGIOLE dei Ariciclotetri protagoniste del film che poi è stato girato nell’arena di Monopoli.
Presenti la sorella di Annabella, Piera Miscuglio, Renato Minichelli che ha effettuato la presa diretta e l’attrice Donatella Salviola.
Alcuni professori presenti alla proiezione lo vorranno per le scuole.
Emanuela ha fatto vedere i bozzetti preparatori del film tratti proprio dai primi sopralluoghi effettuati all’arena di Nico.
Nico Cirasola organizza per LA MASSERIA DEL CINEMA E DELLE ARTI domenica 16 settembre una serata evento dedicato al personaggio di Annabella Miscuglio presso l’arena Airiciclotteri di Bari.
ore 20:00 “SVELATA” omaggio ad Annabella Miscuglio
ore 21:30 “L’ETÀ D’ORO” versione director’s cut alla presenza della regista.
Emanuela Piovano racconterà come si è ispirata ad Annabella Miscuglio per il personaggio di Arabella intrerpretato da Laura Morante e del figlio, Pierluigi Alto, interpretato da Dil Gabriele Dell’Aiera.
Un cast eccezionale per questo film che omaggia soprattutto il cinema. Gli attori: Gigio Alberti, Eugenia Costantini, Pietro De Silva, Stefano Fresi, Giulio Scarpati, Gisella Volodi, Elena Cotta, Adriano Aprà e tanti bravissimi attori pugliesi. Il film è stato girato nella splendida Monopoli in provincia di Bari. Ambientato soprattutto nell’ Arena di Monopoli, Palazzo Palmieri e la Chiesa.
Attualmente la versione director’s cut sta girando alcune sale italiane.
In Francia è distribuito da Jour2Fete con il titolo L’age d’or des Cinè-Clubs L’affaire des Annabella Miscuglio.
(Le registe di Piera Detassis)
"...nasce "Kinomata" collettivo politico e artistico
che si preoccupa di celebrare e smuovere il protagonismo
femminile dietro la macchina da presa, con un forte
interesse alla condizione femminile. Anime del gruppo,
all'origine anche di una rassegna itinerante e di un
libro troviamo Annabella Miscuglio, Rony Daopulo,
Paola De Martis, Anna Carini, Loredana Dondi.
Insieme girarono Processo Per strupo, mandato in onda
il 26 aprile del 1979 dalla RAI: per la prima volta
la cinepresa era entrata in un tribunale, quello di Latina,
e aveva ripreso il dibattimento, svelando come, nelle parole
crude di avvocati e Pm, le vittime diventassero
colpevoli. Ancor più scandalo per il film successivo
della Miscuglio, A.A.A. Offresi girato dentro la vita
quotidiana delle prostitute, un documento talmente
sovversivo che la Rai non lo trasmise.
Oggi lo si considera perduto, e molte si adoperano
per trovarne una copia, anche per ricordare
l'opera e l'impegno femminista della Miscuglio, scomparsa
nel 2003 e a cui l'assistente dell'epoca Emanuela Piovano
ha dedicato un biopic poetico L'età d'oro,
ispirato al romanzo di Romana Massaro e Silvana Silvestri
e interpretato da Laura Morante."
Il film L’età d’oro di Emanuela Piovano trae spunto dalla vita di Annabella Miscuglio, una famosa attivista femminile del cinema italiano degli anni ’70 – ’80 che ha ispirato il personaggio di Arabella, interpretata dalla bravissima Laura Morante.
Liberamente ispirato al libro di Francesca Romana Massaro e Silvana Silvestri
“L’età d’oro – il caso Véronique”
EMMEBI EDIZIONI Firenze 2012
Attualmente nei cinema francesi distribuito dalla casa di distribuzione Jour2fête con il titolo L’AGE D’OR DES CINÉ-CLUBS L’AFFAIRE ANNABELLA MISCUGLIO
Video anteprima a Parigi al cinema Saint André des Arts alla presenza della regista e dell’attore Dil Gabriele Dell’Aiera.
Articolo del corriere della sera del 4 settembre 2013 di Alessandro Fulloni
«A.A.A Offresi»: quel filmato «dimenticato» all’ufficio corpi di reato del tribunale di Roma
UN LIBRO RICOSTRUISCE L’ITER GIUDIZIARIO DEL CASO CHE NEL 1981 DIVISE L’ITALIA
«A.A.A Offresi»: quel filmato «dimenticato» all’ufficio corpi di reato del tribunale di Roma
Il documentario sulla prostituta Veronique: un processo durato 10 anni. E la «pizza» inedita ancora sotto sequestro
Veronique, in un servizio apparso su «Playboy» dell’aprile 1981 (Rocchi)
Chissà sopra quale scaffale dell’ufficio corpi di reato del tribunale di Roma sarà stata dimenticata, quella «pizza» originale del documentario «A.A.A. offresi» mai andato in onda. Era il 1981, anno cupo, anno di piombo, e la storia di Veronique, quella «lucciola» francese ripresa in un documentario girato per Rai Due, divise l’Italia. Aspri dibattiti su censura, limiti della privacy. E un processo – con accuse di favoreggiamento della prostituzione – durato 10 anni.
«A.A.A Veronique», le foto della lucciola mai vista in tv
LIBRO – Ora quella vicenda è stata interamente ricostruita, leggendo atti giudiziari e trovando testimonianze inedite, in un libro – «L’età dell’oro, il caso Veronique», edizioni Emmebi – scritto dalla giornalista Francesca Romana Massaro, esperta di cinema ma con la passione per le carte da spulciare negli archivi giudiziari, e Silvana Silvestri, critico cinematografico del Manifesto. Proprio in tribunale, appunto, è finita quella «pizza», poggiata chissà dove tra quelle migliaia di oggetti sequestrati che stanno lì da decenni, in attesa di essere messi all’asta, distrutti o riesumati in qualche cold case. Da allora, dalla conclusione dell’iter penale, nessuno ne ha saputo più nulla.
CENSURA– Una pellicola persa tra quei frammenti di storia patria – tutto quel che si trova nella scena del crimine, dal delitto Pasolini al banale sequestro per contrabbando – che hanno per lo più un solo destino: un oblio che può, in certi casi, sconfinare pericolosamente nella rimozione colpevole. Se non in vera e propria censura. Esattamente quanto accadde a quel filmato che aveva come protagonista Veronique, all’epoca ventisettenne, ripresa mentre riceveva i clienti a Roma in un appartamentino al civico 50 di via San Martino ai Monti, quartiere Esquilino. Un documentario curato da sei donne – Maria Grazia Belmonti, Anna Carini, Rony Daopulo, Paola De Martiis, Annabella Miscuglio e Loredana Rotondo – già note per aver realizzato «Processo per stupro», andato in onda su Rai Due. Macchina da presa bloccata e riprese gelide – le stesse poi viste in certe successive trasmissioni di Rai Tre – sui volti di imputati, testimoni, inquirenti.
ERA IL 1981– Uno choc, per quell’Italia del 1981, con i giorni scanditi tra l’esplosione dello scandalo P2, l’attentato al Papa, il rapimento Dozier e il referendum sull’aborto.
Nonostante le polemiche e la strada ancora in salita, le sei donne pensarono ad un altro programma per raccontare l’Italia. Uno «specchio segreto» nel quale i clienti – undici in tutto, tra cui un poliziotto che per l’incontro non scucì un quattrino dopo aver mostrato il tesserino – vennero ripresi con il volto oscurato, a loro insaputa. Approccio, trattativa e saluti in quattordici ore di filmato. Apriti cielo.
«IL PROGRAMMA NON VA IN ONDA» – Alle 21.30 dell’11 marzo, orario della programmazione su Rai Due, salta tutto. «Nel piccolo schermo appare Marina Morgan che, invece di “A.A.A. Offresi”, annuncia che andrà in onda – scrive Francesca Massaro autrice anche un saggio sulla censura nel cinema – il film “Grisbì”, con Jean Gabin». Non bastasse, la Morgan legge il telegramma inviato dal presidente della Commissione parlamentare sulla vigilanza Rai Mauro Bubbico: «Invito la concessionaria alla sospensione della messa in onda della trasmissione». Censura, insomma. A cui seguì la cancellazione definitiva del programma. A quel punto esplose il putiferio: picchettaggi davanti Montecitorio, interpellanze, stampa divisa. E anche l’accusa penale, per le sei autrici e per cinque dirigenti Rai, di favoreggiamento della prostituzione e violazione della privacy. L’agente venne invece imputato di violenza carnale. Della squillo, nel frattempo, nessuna traccia. Volata via, forse in Libano. O ancora a Parigi.
IN TRIBUNALE– Il processo si celebrò nel 1985: assolti tutti in primo grado. E anche in secondo, una sentenza arrivata 10 anni dopo tra mille polemiche e appelli di scrittori e intellettuali – tra cui Moravia e Maraini – a favore degli undici alla sbarra. Ma nel dispositivo della prima decisione – è la scoperta che si legge nel libro – venne stabilito il «destino del filmato. Il collegio decise di confiscarlo e la pellicola rimase nel deposito del tribunale di Roma, in quanto corpo del reato». «Da allora nessuno l’ha più visto – racconta oggi Francesca Massaro – nè le autrici pensarono di richiederlo. O la Rai di sollecitare una nuova messa in onda». Facile immaginare il perché: quella specie di gogna cui vennero sottoposti le sei donne e e i cinque dirigenti della tv di Stato «scavò nel profondo, lacerando le coscienze, anche le più battagliere e determinate». Meglio voltare pagina e non pensarci più. Così gli unici «spettatori» ad avere visto per intero il documentario risultarono – oltre agli inquirenti – quella manciata di inviati chiamati dalla Rai ad una specie di presentazione prima della messa in onda. Per il resto degli italiani, il nulla.
VERONIQUE, LA PARIGINA– E lei, Veronique, chi era davvero? Sul mensile Playboy, Giulia Massari – l’unica giornalista in Italia riuscita a intervistare la «lucciola» – la descrisse così in un servizio pubblicato nell’aprile 1981 e corredato dagli «scatti» di Roberto Rocchi, il celeberrimo fotografo delle dive: «Un po’ sul tondo, ma molto ben modellata, con la faccia larga, la bocca sensuale, i capelli lisci con la frangetta, impoveriti dai vari cambiamenti di colore: Veronique deve sicuramente attrarre gli uomini, o almeno quel tipo, che ama sentirsi tranquillo». Parigina, la mamma proveniente dell’ex Cecoslovacchia, una bambina. E un innamorato rimasto in Francia: perciò chiese che il documentario non venisse mandato in onda Oltralpe. Disinteressata di «femminismo e politica», nell’intervista raccontò di «avere accettato per curiosità, per fare un’esperienza ma anche per denunciare la situazione in cui vivono le donne che fanno le métier», il mestiere. Un lavoro svolto per soldi, da «abbandonare in fretta, prima di ritrovarsi con le stimmate». Poi il sogno di mettersi a lavorare con la madre, ceramista. Chissà se c’è riuscita.