Ospite alla Triennale di Milano il regista Pierre Morath ha presentato in anteprima nazionale il film FREE TO RUN.
Vanessa Tonnini curatrice del Festival dei Diritti Umani:
“i valori umani sono l’unico antidoto ai nostri mondi imperfetti, e l’unica invocazione possibile sembrerebbe per tutti la stessa: free to run!”
Il film è stato lungamente applaudito.
La kitchenfilm distributrice del film per l’Italia, presente alla proiezione, ha omaggiato tutti quelli che lo desideravano fino ad esaurimento scorte con delle t-shirts nere con la scritta ” FREE TO RUN”
Nel 1966 fu la prima donna a correre la maratona di Boston. Nonostante non avesse il numero di pettorale, riuscì a finire la gara.
Kathrine SWITZER
KATHRINE SWITZER
Nel 1967 fu la prima donna a correre la maratona di Boston come partecipante ufficialmente registrato. Jock Semple, direttore della maratona le corse appresso tentando di strapparle la pettorale e farla ritirare dalla corsa. Questo momento viene ricordato come il punto iniziale della rivolta femminile per ottenere il diritto a correre. Kathrine Switzer divenne un icona centrale di questa lotta.
NOEL TAMINI
Seve Prefontaine crosses the finish line in a track meet on April 14, 1973 at Hayward Field, the University of Oregon. (Wayne Eastburn/The Register-Guard)
Nei primi anni 70, Noel Tamini, nato in Svizzera e soprannominato il poeta di Salvan, fondò la rivista Spiridon.
Per 15 anni avrebbe diffuso la nuova visione della corsa a lunga distanza in tutto il mondo, andando alle barricate per difendere le lotte contro i reazionari: la pratica libera per tutti, e per le donne in particolare, l’emancipazione dai sistemi federali e la libertà di organizzare gare al di fuori degli stadi.
FRED LEBOW
Fred Lebow competing in the 1971 New York City Marathon.
Un piccolo uomo divertente con energia incredibile e una creatività in esaustiva, Fred Lebow fu fondatore ed organizzatore storico della maratona di New York. Riuscì a trasformare una gara che coinvolgeva circa pochi centinaia di partecipanti in una delle sfide più famose e desiderate nel mondo. Lui rappresentava il gran successo della corsa contemporaneamente alla sua evoluzione verso gli affari .
STEVE PREFONTAINE
Seve Prefontaine crosses the finish line in a track meet on April 14, 1973 at Hayward Field, the University of Oregon. (Wayne Eastburn/The Register-Guard)
Il corridore americano anche chiamato il James Dean della pista, Steve Prefontaine combatté per far si che lo status di dilettante imposta sugli atleti fosse riconsiderato. Con questo status le federazioni potenti potevano vietare agli atleti di prendere anche un centesimo. Una vera leggenda delle gare a media distanza negli USA, fu ucciso in un incidente all’età di 24 anni
FRANCK SHORTER
Ricevette la medaglia d’oro nel 1972 per la maratona olimpica e trasformò radicalmente la percezione del pubblico sulla disciplina. La sua eleganza, controllo e stile rilassato permise alla gente di dimenticare l’immagine pericolosa e dannosa associata alle maratone.
Anteprima nazionale 5 maggio 2017 Teatro dell’Arte
Per la prima volta in assoluto FREE TO RUN racconta la favolosa storia della corsa un’attività marginale e militante divenuta col tempo una passione universale
FEE TO RUN Regia Pierre Morath
Dalle strade di New York ai sentieri delle Alpi svizzere, da Sao Paulo a Parigi, Pechino o Sydney, la corsa è una pratica che unisce milioni di persone in tutto il mondo. Ma quest’attività sportiva, mezzo di libera espressione del corpo, non è sempre stata così semplice: nel corso dei decenni, la progressiva affermazione della corsa è costellata di episodi che si intrecciano con i più significativi momenti di passaggio della società, come le lotte per l’emancipazione femminile. Le donne hanno dovuto lottare persino per ottenere il semplice diritto di correre. Da Bobbi Gibb e Kathrine Switzer (le prime donne a partecipare alla maratona di Boston) a Fred Lebow (l’inventore della maratona di New York) e Steve Prefontaine (il James Dean delle piste), un inno al grido di Liberté, Égalité, Course à pied.
Storico, giornalista ed ex atleta, Pierre Morath è nato a Ginevra nel 1970. Ritiratosi dall’attività agonistica per un grave infortunio al tendine di Achille, nel 2005 ha prodotto e diretto il suo primo documentario, Les Règles du jeu, ritratto del mondo dell’hockey su ghiaccio. Il lavoro successivo, Togo (2008), è ambientato nel Paese africano durante i Mondiali di calcio del 2006, quando la prima storica qualificazione della nazionale ha evitato una guerra civile ormai alle porte. Dopo aver realizzato Tu seras champion mon fils (2008) per la televisione svizzera, Morah ha girato Chronique d’une mort oubliée (2012), ricostruzione del caso di Michel Christen, l’uomo trovato morto nel 2005 nel suo piccolo appartamento a Ginevra: Christen era deceduto in un quartiere residenziale della città 28 mesi prima, ma mai nessuno era andato alla sua ricerca.